Un post...tra gioco e realtà, ma visto che non posso usarlo davvero...non volevo perderlo u.u
Solo quando sentì i polmoni e la gola bruciare, allora si fermò. Rimase piegato sulle ginocchia, col fiato corto, mentre il cappuccio che copriva la sua testa rendeva ovattato il rumore della risacca delle onde. Quel giorno, la superfice del mare era quasi piatta, e dall'acqua si levava una sottile bruma, rendendo l'orizzonte offuscato...la spiaggia era deserta, fatta eccezione per qualche pescatore lontano. Intorno alle sue scarpe da ginnastica restavano attaccati i granelli di sabbia umida; tirò giù la lampo della felpa, e subito una brezza gelida lo rinfrancò...la maglia al di sotto della tuta, infatti, era completamente fradicia del suo sudore. Era da tempo che non accantonava i suoi impegni per restare solo con sè stesso...e quella corsa quasi disperata aveva avuto la funzione di catalizzare ogni sua energia e ogni pensiero. Si raddrizzò sulla schiena, mentre un refolo di vento, pregno dell'odore di salsedine, gli accarezzava il viso, scompigliandogli le ciocche di capelli che spuntavano da sotto il cappuccio. Il suo cuore batteva ancora all'impazzata, mentre il respiro cominciava a regolarizzarsi...fissò lo sguardo verso quell'orizzonte indefinito...indefinito come il suo stato d'animo, e come la piega che aveva preso d'un tratto la sua vita...il problema era che non esisteva più una direzione da seguire. Riprese a camminare sulla battigia, improvvisamente assente perfino con sè stesso...il pensiero di non avere più alcun genere di pensieri, era confortante...ma era anche il segno di una rassegnazione sempre più prossima. A volte era solo stanco di impegnarsi, di far funzionare le cose...avrebbe solo voluto essere capace di lasciare andare tutto...il pensiero di Iris, adesso che lei non c'era, si era fatto ancora più martellante. Nei momenti in cui era più calmo e lucido, provava un forte senso di colpa per non esserle stato accanto come lei voleva...ma quando era la frustrazione a prendere il sopravvento, non c'era modo di reprimere il rancore che sentiva per lei. E questo continuo altalenare da un sentimento ad un altro, lo distruggeva nel profondo...desiderava con tutto sè stesso poterla perdonare...ma una parte di lui non c'era ancora riuscita, e chissà se mai sarebbe accaduto. Probabilmente no...e lo sapeva, e per questo aumentava ogni giorno i suoi sforzi, ma senza successo. Si fermò di nuovo. Anche ora che Constantine non era più lì, non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che avrebbe sempre fatto parte della loro vita...di quella di Iris, rivivendo in quel bambino. E lei gli sarebbe stata per sempre legata...proprio come lo era stata da sempre con quell'uomo...e li rivedeva insieme, li immaginava mentre parlavano, e ridevano e facevano l'amore...e il passato si mescolava al presente, acuendo il suo dolore e il suo risentimento. Certe volte non gli bastava che sua moglie si fosse mostrata più volte pentita...nessuna sua pena era mai sufficiente per alleviare le sue, nè per riscattarlo...ma non si trattava di orgoglio...cercava solamente una soluzione per guarire la ferita, e forse la trovava nel peggiore dei modi: non voleva che lei dimenticasse mai. Come non avrebbe mai potuto farlo lui. Ogni sua gioia, anche la più piccola, era per lui come un affronto...perchè se lui non riusciva più ad essere felice, a causa sua, allora non era giusto che lei lo fosse. Spesso era in grado di nascondere questa verità. Ma, negli ultimi tempi, scavava in maniera continua dentro di lui, cercando una strada per venir fuori...e gli procurava altro male, altro dolore, che andava ad aggiungersi a quello già esistente. Fece un lungo e pesante sospiro, come se in quel modo potesse sciogliere quel groviglio di pensieri...ma bastava sempre così poco perchè quel nodo tornasse a stringersi, e con forza sempre maggiore nel suo petto! Eppure...al di là di ogni cosa...era il suo cuore a custodire l'unica possibile verità...non poteva stare senza di lei, perchè la sua assenza era ciò che lo affliggeva più di tutto. Chiuse per un attimo gli occhi...voleva andare da Iris, scusarsi con lei, dimostrarle ancora una volta, l'ennesima, che l'amava. E l'amava davvero. Ma quando li riaprì, tutto scomparve dentro la canna di quella pistola...deglutì...un uomo, che non poteva avere più anni di lui, gli teneva l'arma puntata addosso. Lo riconobbe subito...stranamente, si scoprì piuttosto lucido, nonostante la situazione. Era stato un suo cliente, uno del quale aveva perso la causa in tribunale.
Avvocato Connelly
Non era un saluto, somigliava molto di più ad un congedo. E poi il colpo assordante. Ogni altro rumore si spense. Evan non sentì più nulla...non vide più nulla attorno a sè...solo la propria maglietta bianca che rapidamente si tingeva di rosso...in meno tempo del previsto. Già, perchè lui di tempo non ne aveva più...e quella fu l'unica consapevolezza che ebbe mentre cadeva a terra, il viso rivolto alla sabbia. Sbattè le palpebre una sola volta, mentre la vista gli si annebbiava, non era sicuro se per le lacrime o per altro...avrebbe voluto pensare tante cose, ma il suo cervello era vuoto, probabilmente spento. Non ci fu nessuna immagine confortante che fece in tempo a comporsi nella sua mente, e nella quale trovare conforto...solo una distesa di sabbia infinita...vuota...fredda contro la sua guancia. Una lacrima gli rigò il volto, sparendo tra le sue labbra semi chiuse, quando lui non poteva già più sentirne il sapore...
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