GDR Stay Alive

Dolore sottopelle

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view post Posted on 22/1/2013, 20:09




"Pensato"
Parlato
Scheda Kris


Kristian aprì la porta del laboratorio, con malagrazia. Questa si aprì, cigolando orribilmente, divorata dalla ruggine, lasciando passare una lama di luce.
Era notte fonda, anche se di lì a poche ore sarebbe giunta l'alba. La luce della notte passava da una serie di finestre munite di spesse inferriate, come le sbarre di una prigione, per tutto il laboratorio. Era una stanza molto lunga, e disseminata di letti pieghevoli. Di metallo, con ancora i materassi, senza, macchiati di sangue, con una forte puzza di chiuso e dolore. Kristian inspirò profondamente, sullla soglia, mentre osservava l'ambiente. Era buio, e lui vedeva solo in bianco e nero, al buio. Tutto era dannatamente chiaro e nitido, ma non poteva riconoscere le varie macchie della stanza fossero di sangue o meno. Non ne poteva distinguere il colore, e l'odore di sangue vecchio e secco era difficile da isolare, in mezzo alla numerosa polvere, mischiato tra altri odori. Cloroformio, ed un residuo di profumo umano femminile. Qualcuno era stato lì, non troppo tempo prima. Uno, o due giorni al massimo.
Kristian entrò nella stanza. Non sapeva cosa ci facesse lì, nel vecchio laboratorio abbandonato. Era inquieto, e quel corpo non poteva dormire. Non riusciva a stare fermo in casa,e così era uscito, seguendo i suoi passi. Si era dovuto trattenere dall'andare a cercare un umano sfortunato su cui sfogarsi, perchè avrebbbe volentieri ucciso qualsiasi creatura vivente che si fosse trovato daventi, in quel momento. Era... Così arrabbiato... Come sempre. Ma questa volta, questa notte, non riusciva a tenere la furia a bada, sotto una maschera fredda, a farne la sua forza, a renderlo invincibile. Questa volta, questa notte, aveva bisogno di distrazione.
Forse per questo i suoi passi lo avevano portato lì? In un vecchio laboratorio che ancora puzzava di morte... Kristian si avvicinò ad un vecchio tavolino metallico arruginito, a rotelle pietrificate in uno spesso strato di ruggine - ma che avevano fatto a quel laboratorio prima di abbandonarlo, lo avevano allagato per qualche settimana? - osservandone il contenuto. Bisturi, forbici e garze disfatte dal tempo. Prese in mano un bisturi, guardandolo con disprezzo.
Magari una cosa come te mi ha tenuto sotto torchio, quando ero in vita. Che ne so, io? mormorò, quasi come schifato. Non riusciva a mantenere il suo se stesso affascinante ed educato. Lo era sempre, bellissimo ed affascinate, ma in quel momento era un concentrato di rabbia, agitazione e voglia di agire. Combattere, distruggere.
Si passò una mano sul viso, scompigliandosi anche i ribelli capelli corvini. Era stanco. No, non era stanco. Era arrabbiato. Non sapeva niente, NIENTE! Era vivo da quasi quarant'anni, non sapeva come era morto e continuava ad obbedire agli ordini di Kyriel senza fiatare. Faceva domande a cui nessuno rispondeva, e continuava ad uccidere. Chi era lui? Chi lo aveva ucciso, e come? Erano rabbia e frustrazione a ribollirgli nelle vene di oscurità. Quelle stesse vene che erano sì la fonte del suo potere, ma anche la sua catena. Kyriel controllava le ombre meglio di lui, come il potere mentale. Lui ricordava solo ciò che l'angelo voleva che ricordasse... Ed era abbastanza intelligente, a differenza di molti suoi fratelli, da riconoscere una condizione di schiavitù celata dietro ai sorrisi ed all'affetto. Lui non aveva vie di uscita. Ed era così... Frustrante!
Kristian tirò un pugno al muro vicino a lui, frantumandolo, sotto la sua forza sovraumana. Gli occhi rosso scuro luccicavano, furibondi ed addolorati. Cosa si provava ad essere soli, all'oscuro e schiavi? Nessuno poteva capirlo. E Kristian aveva voglia di bruciare il mondo intero.
 
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+Cassandra+
view post Posted on 25/1/2013, 14:30




Guarda che qui crolla tutto
Lo ammonì una voce dall'ombra.
Era avvolta nelle sue ali nere, talmente immobile e silenziosa che travolto dalla fogadei suoi pensieri non l'aveva neppure vista. Forse anche perchè quella stanza che puzzava di morte e di abbandono non lasciava intendere che potesse esserci qualcuno.
Quando le ali si allargarono, rivelando la creatura al suo interno, la pallida pelle della ragazza brillò alla poca luce proveniente dall'esterno.
Era un luogo che vibrava di terrore e antiche morti ormai dimenticate da chiunque. La disperazione e la paura avevano impregnato quelle stanze e quei corridoi così a lungo che ora, passati anni dal suo ultimo utilizzo, ancora non lo abbandonavano, stagnando come l'acqua di una pozza maleodorante.
Cassandra era stata spinta a rifugiarsi lì dal suo istinto naturale. La sua natura di angelo maledetto la portava a cercare la solitudine in questi posti raccolti che per lei avevano lo stesso odore che per una ragazza normale può avere la propria camera. Un rifugio di tranquillità e solitudine, un angolo in cui sentirsi a proprio agio e che permetta di chiudere fuori il resto.
Ma qualcuno aveva deciso di turbare la sua quiete in modo tanto rumoroso e teatrale.
Le emozioni contorte e la ribellione senza scampo che agitavano quel corpo che non apparteneva più alla vita, erano per lei un nuovo buon profumo... ma la solitudine era qualcosa cui al momento teneva ancor più che la possibilità di aggiungere un nuovo più recente guizzo di dolore al suo rifugio.
Vattene. Qui c'ero prima io.
Lo invitò gentilmente. Gli occhi scuri, decisi della giovane si fissarono solo un atimo in quelli rossi della figura pallida. Poi le ali si richiusero, lasciandola nuovamente scomparire nell'ombra a cui apperteneva.
 
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view post Posted on 26/1/2013, 20:57




Guarda che qui crolla tutto
Kristian rimase fermo, la mano ancora nel muro, senza emettere suono. La voce proveniva da dietro di lui. Sconvolto, confuso, frustrato ed arrabbiato, non si era reso conto della sua presenza. I suoi occhi rossi guizzarono, gelidi ma contenenti le eterne fiamme della sua rabbia, ad osservare la figura che prima non aveva notato, voltandosi lentamente... Ed era un bello spettacolo: gli occhi incorniciati da folte ciglia scure avevano un taglio europeo quasi affilato, con un netto contrasto tra il nero delle sue ciglia, il bianco perlaceo della sua pelle ed il rosso scuro dei suoi occhi. Era bello come l'angelo che il suo corpo in vita aveva ospitato, ma aveva imparato a temerli... Quando vide le ali nere di Cassandra si bloccò, irrigidendosi visibilmente.
La ragazza aveva folte ali nere, molto simili - anche se più piccole - a quelle del loro maestro, il loro creatore. l'unica creatura al mondo in grado di provocare insieme un misto di amore e terrore in tutti i non morti come lui. Un ex angelo del paradiso, colpevole di crimini indicibili e scivolato da tempo nel decadimento malato della follia. La follia di cui ne aveva fatto il credo, la lucida follia che lo portava a crearli, curarli da bambini sperduti, salvarli, come diceva lui, ed a renderli invincbili.
Ma, allo stesso tempo, se loro lo amavano come un padre, lo temevano come lo schiavo teme il padrone. Amore, dipendenza e paura... E consapevolezza che, nonostante la loro grande forza, un angelo puro di prima generazione, di alte schiere come lo era stato Kyriel, restava sempre un angelo invincibile. Se Kyriel chiamava, non avevi scelta: la tua catena si estendeva per tutto l'universo. Non potevi scappare...
Quando Kristian vide le ali nere, dunque, fu preso da suggestione e timore. Quel timore che ti irrigidisce le membra, ti porta a ringhiare per paura e ti mette sulla difensiva, senza farti osare un passo offensivo o di fuga. Quando non sai se da quelle ali arriverà una carezza o una tortura, mossa dalla follia o da un tuo presunto fallimento. Kristian non avrebbe osato mai attaccare un angelo senza prima conoscere la sua natura personale. Sapeva bene che strane creature fossero... E nemmeno mai avrebbe osato sfiorarne i confini della mente. La frusta di Kyriel gli aveva imposto una posizione di sudditanza.
Che bruci, per quel che mi interessa rispose, rigido, appoggiandosi al muro. Indossava dei jeans neri strappati ed una maglietta anch'essa nera, aderente e dal collo color rosso scuro.
Vattene. Qui c'ero prima io. lo intimò però lei. I suoi occhi si fissarono nei suoi e Kristian dovette sforzarsi di trattenere i suoi poteri, per non violare, impercepibile, la sua mente. Nessuno lo avrebbe apprezzato, e lui temeva per riflesso condizionato gli angeli neri. I demoni, ci potevi parlare, discutere, lottare. Gli angeli bianchi, per quanto rari, di massima li dovevi ammazzare. Ma gli angeli neri, superbi e fantastici, nemmeno ti guardavano, e chiedevano del maestro. E mai, mai andavno sfidati...
Ma Kristian si lasciò scivolare a terra. Frustrato, arrabbiato, non se ne voleva andare così, perchè un pennuto intinto d'inchiostro gli diceva di farlo. Non era un cagnolino, non... Era uno schiavo, inutile raccontarsela, ma aveva la sua rabbia, che in quel momento lo faceva impazzire. Ringhiò, un ringhio basso, senza osare fare altro. Non voleva obbedire. Anche se gli era stato inculcato in testa che doveva. anche se sapeva che se lei era davvero come il suo maestro avrebbe potuto fargli molto molto male... Non gli interessava.
Sprofondò in terra, senza guardarla e senza dire niente. Scosse il capo, rigido, ringhiante... Voleva fare a pezzi qualcosa. Ma non osava. Era schiavo di ciò che gli avevano insegnato.
 
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+Cassandra+
view post Posted on 28/1/2013, 09:28




Sorda e cieca ai pensieri e alle emozioni del non morto, Cassandra rimaneva in attesa, nel suo bozzolo di ali nere che l’oscurità celava abilmente anche se ovviamente, sapendo dov’era, non era affatto difficile ora scorgere la massa delle piume e quindi la presenza di qualcosa in quell’angolo.
Ma all’angelo nero non importava. Se ne fregava delle pene e dei trastulli mentali di quell’intruso che, per quel che la riguardava, poteva anche sfogare la sua rabbia appieno, ma altrove perché lei non era lì per combattere.
In un certo senso condividevano parte di un sentimento: l’impotenza.
Anche Cassandra non si era rifugiata in un luogo tanto lugubre solo per passatempo, quanto per trovare conforto dal suo personale inferno. Aveva chiesto che la sua strana vita fosse troncata… l’aveva chiesto a suo padre, come un favore, l’unico appello che gli avesse mai rivolto. Ma lui si era rifiutato, ancora una volta, di accettare le sue responsabilità e di aiutarla.
E ora Cassandra era lì per digerire l’ennesima delusione, che pure avrebbe ormai dovuto conoscere a menadito.
Sentì i fremiti e i rumori emessi da quel coso strisciante nella polvere. Il fastidio la invase.
Aprì le ali nere di con uno schiocco nervoso, che mosse l’aria attorno alzando mulinelli di sudiciume.
Possibile che non potesse mai avere pace? Che ci dovesse essere sempre qualcuno pronto a imporgli la propria rivoltante presenza? Era stata gentile e gli aveva chiesto di andarsene, gentilmente. Forse quell’ammasso di stracci e carne esangue aveva bisogno di un spintarella più convinta.
Le maestose ali lasciavano scoperto il corpo apparentemente umano della giovane, che forse non aveva la potenza e la maturità del maestro che aveva dato vita ad un esercito di fantocci, ma era comunque un angelo nero ben consapevole di esserlo e con tutta l’arroganza della specie.
FUORI!
Questa volta tuonò, spingendo brutalmente indietro quell’obbrobrio ringhiante. Non mosse un dito, ma fu come se uno ruspa avesse preso in pieno Kris trascinandolo indietro, verso l’uscita, con la forza dell’acciaio.
 
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view post Posted on 28/1/2013, 15:06




Quando Cassandra spalancò le ali, Kristian fece un balzo, seduto e spaventato. Ora era arrabbiata.
FUORI! tuonò l'angelo nero, guardandolo con furia. Kristian percepiva, senza volere, passivamente, la sua rabbia, la sua superbia ed il suo fastidio. E tutto in lui gli diceva di andarsene, ed alla svelta. L'ultima volta che era successa una cosa del genere uno dei suoi fratelli si era trovato con la gola tagliata n un battito di ciglia. Lui era giovane, appena nato, ed aveva ossevrato sotto shock l'oscurità liquida che avevano nelle vene sgorgare a fiotti da quella gola già tagliata una volta in vita. Aveva visto suo fratello, se era possibile, sbiancare ulteriormente, per poi crollare a terra, avendo perso troppa oscurità, la fonte di quella loro strana vita. Ricordava la paura, la rabbia, e Morfeus, uno dei loro fratelli più anziani, tappargli la bocca, intimargli di stare zitto, e di aspettare, che non erano autorizzati a saltare addosso a nessun angelo invitato nel rifugio del maestr, per quanto questi fossero boriosi, arroganti ed alle volte più deboli di loro. Lui era arrabbiato, così arrabbiato... Bianca non era nemmeno nata, allora, e lui era stato riportato in vita da meno di un anno. Così poco che nemmeno era ancora uscito da solo dalla cattedrale, instabile, con in corpo la rabbia furibonda che avevano tutti, all'inizio... È difficile accettare la morte. Anche con Kyriel, anche con tanti come te, anche con quel corpo... Un corpo perfetto, congelato nel tempo, ma che non sentiva calore, freddo, dolore, respiro, tatto. Solo mente, e rabbia, e potere! Perchè tutti loro, avevano potere... E lui più di tutti, sempre di più.
Poi qualcosa lo spinse via, con una forza devastante. Ma Kristian lo sentì appena, conscio di quella forza esercitata su di lui, rimase rigido, senza sentire dolore, nulla, lasciandosi solo spostare, fino all'ingresso, dove conficcò le braccia negli stipiti, bloccando la sua uscita di scena. Era ancora seduto, ancora rigido, e con le braccia aperte, aperte come ali dell'angelo che aveva ospitato quel corpo in vita, la ragione di tutte le loro sventure. La forza di quella telecinesi era forte, ma non quanto la sua, che comunque non aveva usato. La forza inumana delle sue braccia, spaventosa, invece quella sì che l'aveva usata. A capo chino, le labbra formarono un ringhio silenzioso, mentre i capelli lunghi e semi lisci, intrattabili, gli coprivano parte del viso abbassato.
Strinse i pugni, dovendosi trattenere... L'unica cosa che in quel momento voleva era alzarsi e fare a pezzi l'angelo. Distruggerlo, strappare ogni nera piuma dalle ali di quel piccione, sentire le sue urla e gettarla fuori dall'edificio, con le ali spolpate, e vederla precipitare. Oppure fare anche di peggio, tutto per sfogare la sua rabbia... Quella là, con la sua boria, gli ricordava la sua situazione. Quella bellezza, la dolcezza dell'incarnato, la struttura fisica, le ali, la voce e la postura, tutto di lei ricordava la razza angelica, l'unica fonte di tutto il suo dolore. Algebal, ma anche Kyriel, inutile negarlo! Il suo maestro... Era impossibile, davvero, pensare di poter vivere senza di lui. Era sconvolto, e sin dalla sua rinascita gli avevano inculcato in testa pochi precetti: il maestro era il suo mondo, e gli angeli, se erano con loro - ed i neri erano intoccabili - restavano creature superiori, anche se più deboli, perchè della stessa razza del loro creatore, il loro dio.
Ma Kristian era arrabbiato, ed in lui lottavano due istinti principali: l'orgoglio - gigantesco, invincibile, che caratterizzava la sua razza, con la dignità dello schiavo colto - e la sudditanza, inculcatagli da sempre. E la rabbia lo portava alla ribellione, ma la paura - tante volte provata, soppressa con la furia e l'intelletto - lo frenavano ancora.
Alzò la testa, spostando i capelli da davanti agli occhi con uno scatto della stessa, stizzito e colmo di rabbia, incrociando con decisione lo sguardo dell'angela. Era ancora seduto, e non aveva fatto cenno né di alzarsi per attaccarla o per andarsene. Si rifiutava di cedere posizioni, ma nemmeno osava fare quel che riteneva in cuor suo giusto: mostrare all'angelo la potenza della sua stirpe di morte e mostrarle l'integrità della morte, di chi non ha scelta ma mantiene identità. RImase lì, ma le parlò, con voce mortalmente gelida. Era un'ottava più bassa del normale, e vibrava, spaventosa: la voce di un morto, quella che tutti loro possedevano e guadagnavano subito dopo la rinascita. Una voce che dava i brividi.
Non hai alcun diritto di darmi ordini, stirpe angelica disse, freddo. Nei suoi occhi rosso scuro, fissi in quelli dell'altra, vi era un gelo mortale, misto ad odio e disprezzo. Ma era ancora rigido, segno che era ancora spaventato, anche se dominava quel sentimento. Come al solito, Kristian era una contraddizione continua... Paura e coraggio, desiderio di ribellione ma obbedienza allo stesso tempo. Ma non si sarebbe fatto mettere alla porta così, era una mera questione di principio, qualcosa su cui impuntarsi. Per quanto fosse un angelo, non aveva alcun diritto di trattarlo così: forse gli era stato detto di non colpire o sfidare esseri come lei, ma... Era vero, a lei non doveva alcun rispetto, alcuna obbedienza. E non gliel'avrebbe data.
 
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+Cassandra+
view post Posted on 30/1/2013, 14:35




Cassandra non voleva ucciderlo: Kristian non era abbastanza importante, dal suo punto di vista, da giustificare lo scarso impegno che ciò avrebbe richiesto. Per l’alata, la scintilla vitale che in qualche modo estraneo alla natura teneva in vita quel corpo che avrebbe dovuto invece decomporsi da tempo, non aveva alcuna importanza.
Il manichino di carne parlò, protestando sul suo diritto e non diritto. La forza che lo trascinava indietro portava via con se anche il suono della sua voce, ma fra specie tanto disumane non è necessario che la vibrazione dell'aria arrivi all'orecchio per poter essere avvertita.
Me ne fotto.
Rispose con tutta calma l'angelo nero, muovendo appena la punta delle ali piumate che si abbassarono e poi rialzarono di scatto.
La pressione aumentò e con uno schiocco il muro cedette alla forza demolitrice, trascinando indietro con se anche chi vi era appigliato con tanta insistenza.
Macerie e calcinacci vennero sbattuti in mezzo alla strada, al chiaro della Luna.
Cassandra richiuse le ali, tornato muta e quieta nel suo angolo riparato, già dimentica dell’intruso che l’aveva disturbata. Non era qualcuno, qualcosa, per cui valesse sprecare neppure l’odio… non le avrebbe dato soddisfazione sfogarsi con quell’inutile creatura che comunque già apparteneva ad altri.
Rompere quel giocattolo, per quanto insulso, sarebbe stato scorretto nei confronti del proprietario che, per’altro, non conosceva e non aveva motivo di dissidio con lei.
Chiusa nel suo bozzolo buio odiava, con forza tale che il sentimento doveva trasparire attraverso di lei con uno sfolgorante fuoco nero. Odiava e basta, con tutta il trasporto della sua giovane età.
Quel piccolo gioco, sbattuto fuori un po’ per dispetto, non sarebbe mai bastato a sfogare un sentimento tanto dirompente, completo e puro… forse neppure il creatore di quel burattino sarebbe bastato per la furia che le montava nell’anima.
 
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view post Posted on 31/1/2013, 13:09




Il muro cedette, e Kristian venne sbalzato fuori. Ma la sua uscita di scena fu sommersa da un polverone di calcinacci e macerie, che nascosero alla vista dell'angela quello che gli stava succedendo. Lei non vide quello che il non morto fece.
Nonostante la pressione, Kristian decise di agire, punto. Non gli interessava, davvero, cosa avrebbe detto il maestro. Se si fosse infuriato... Be', forse da un lato lo desiderava. La sua attenzione, anche se furibonda, gli avrebbe dato qualcosa su cui concentrarsi, un modo per sfogare l'odio e la rabbia che sentiva dentro. Una rabbia così forte che faceva a pugni con il suo intelletto sottile e superiore, che di massima gli impediva di fare cazzate... Ma in quel momento, a solleticarlo, affascinante e tentatrice, c'era la possibilità che, nel lungo termine, una qualsiasi azione di questo tipo in futuro avesse aspetti positivi. Mostrare come loro, ex contenitori d'angelo, potessero essere potenti come un angelo puro. Ed era un piccolo spiraglio affascinante, ma... Era più che sufficiente, in quel momento.

La telecinesi dell'angela venne contrastata dalla sua, riequilibrando le forze. Non fu faticoso: i poteri mentali di Kristian erano incredibili. Nascosto dal polverone, si alzò in piedi, spazzolandosi le braccia coperte di polvere, bianche come la morte, avendo preso una decisione. Uscì dal polverone, silenzioso come un gatto, gli occhi rossi luccicanti nel buio ed i capelli spettinati, neri come ali di corvo, su cui si era posato un velo di polvere bianca, quando il muro aveva ceduto.
Non tenne più a bada i suoi poteri. La sua mente percepì, distintamente, tutta la forza dell'odio dell'altra, e ne sorrise. Era enorme, e Kristian lo comprendeva bene. Ma non c'era la rossa rabbia, solo il nero melmoso dell'odio... Niente sangue. Kristia la capiva bene, e sapeva colpire bene le menti schiave dell'odio. Lui stesso doveva trattenersi in continuazione dall'... odiare, con troppa forza. Non c'era cosa più pericolosa.
Sarà ora che inizi a fottermene anche io, Cassandra disse, con voce bassa e vibrante. Kristian non sorrideva, ma nella semioscurità i suoi occhi brillavano, illuminati dall'interno di luce propria. La sua ombra si espandeva sul pavimento, invece, come un'affamata macchia di inchiostro... Oscurità liquida iniziò a colare dalle pareti, come sangue, mentre l'aria si faceva più pesante. La stanza diventava sempre più nera, coperta dalle sue ombre, mentre quella stessa oscurità veniva evocata anche sulle sue spalle. Lì, dove un tempo c'era stata l'attaccatura di sei ali bianche e argentee, ora nascevano filamenti di oscurità, in ricordo spontaneo di quel momento. Il momento in cui Kyriel gliele aveva taglliate, prima di colpirlo alla fronte, alla sua cicatrice, ed ucciderlo. Non poteva ricordarlo... La sua essenza era già stata annullata, e quello che aveva sofferto era Algebal, la sua anima. Kristian aveva perso ogni ricordo di quando era in vita, ma il suo corpo no. Fu così che l'oscurità, quasi di volontà propria, andò a formare due paia di ali nere suella sua schiena. Erano come quelle di Cassandra, solo più sottili e minute, in quanto fatte di ombre liquide e vorticanti... A tratti parevano fisiche e stabili, altre quasi fumose.
In mezzo a quell'oscurità sempre più estesa, Kristian si avvicinava, con calma, all'angela, avvolta nel bozzole delle sue ali. Il suo viso normalmente freddo era incrinato da due emozioni che vi trapelavano, con discrezione, senza alterare molto la maschera di gelo che indossava perennemente. Nei suoi occhi rossi si leggevano, insieme, rabbia, furibonda rabbia, e disprezzo. Rabbia, per tutto quello che provava alla vista di un angelo nero. Disprezzo, per quello che lei era. Se c'era una cosa che poteva odiare, in quel momento ed in quella non vita, era proprio un borioso angelo nero.
Dopotutto... Lui era già morto.

Kristian estrasse da dietro alla schiena uno dei sue pugnali gemelli avvelenati- non quello del maestro, quello li rendeva riconoscibili come suoi allievi - e si avvicinò a Cassandra. Sorrise, volendo fare una prova: la sua telecinesi, di un corpo morto che aveva nel potere mentale la sua più grande forza, o quella di un angelo... Giovane, a quanto dicevano i suoi furibondi pensieri? Viaggiavano nell'aria, e Kristian li percepiva distintamente. Vi era, nel profondo, paura per l'angelo - non si può cancellare in cinque minuti quello che ti hanno insegnato per anni - ma a prevalere era la rabbia, la voglia di farla a pezzi e la certezza della ropria forza. Loro erano un esercito immortale dalla forza spaventosa, scelti appositamente e la più grande arma del loro maestro... Kristian era perfettamente consio delle sue capacità.
Così, le lanciò il pugnale contro. A dividerli c'erano solo tre metri, ed il pugnale era stato lanciato con forza e precisione: cosa avrebbe fatto l'angela? Kristian sperava in una braccio di forza di poteri mentali, perchè se il pugnale l'avesse colpita, be', sarebbe finito tutto troppo in fretta... E dubitava che potesse schivarlo, data la vicinanza e la su avelocità. Il corpo di Kristian, dopotutto, era mostruoso. E la sua mente arrabbiata.
 
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+Cassandra+
view post Posted on 8/2/2013, 14:45




Al contrario di quanto Kristian aveva pensato, l’angelo si era accoro perfettamente di quanto lui stava facendo. La forza che controbilanciava la propria era stata avvertita immediatamente, anche se lo sfogo di Cassandra non era cessato, espellendo nella via parte del muro e lasciando a vorticare nella stanza una polvere bianca e densa.
Le piacevano gli scenari apocalittici. Soprattutto se poteva aver parte nella loro creazione.
Le grandi ali nere l’avvolgevano ancora, ma lasciavano scoperto il volto. Poteva avvertirlo e forse seguirlo con gli occhi della mente, ma era una ragazza curiosa e abituata ad averla vinta: vederlo con i propri occhi, quel prodigio in grado di evocare tanta forza, era uno spasso.
Sarà ora che inizi a fottermene anche io, Cassandra
Uhhh!! Leggiamo nella mente, che figata!
Commentò sorridendo con solo un angolo della bocca. I suoi occhi chiari, cerchiati del nero spesso del trucco lo seguivano divertiti mentre si avvicinava.
Le sopracciglia si alzavano perplesse alla formazione delle vorticose ali gonfie di tenebra. Quella mezza cartuccia era simpatica, doveva ammetterlo.
L’oscurità si era fatta densa come un malsano essere senziente. Ma lei stessa era il buio, ne faceva parte, e non poteva farle paura… non aveva mai scoperto nulla che potesse ferirla o farle del male e di certo non sarebbe stato la sua naturale compagna a tradirla.
Rabbia e disprezzo trasparivano dagli occhi rossi del non morto, curiosità e divertimento da quelli azzurri dell’angelo. Lui era già morto, lei immortale: un gran bel casino!
Non vi fu nessuna prova di forza fra le due creature, nessuno scatto dell’angelo per evitare il pugnale. Cassandra si limitò a seguirne la traiettoria con gli occhi, tranquillamente, come se la vedesse al rallentatore.
La lama arrivò, precisa, e rimbalzò sulle piume nere delle ali unite. La ragazza inclinò la testa di lato.
Altro?
Di nuovo quel sorrisetto storto, strafottente, che lo sfidava a far di meglio… oppure a levare le tende.
 
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view post Posted on 18/2/2013, 12:33




Uhhh!! Leggiamo nella mente, che figata!
Kristian sorrise. Era un sorriso strano, in parte divertito da quelle parole, dall'altro un sorriso furibondo, ma colmo di aspettativa. Si chiese per un momento, vagamente, se - dato quello che vedeva nella mente dell'angela - valesse la pena combattere con lei. Era una creatura furibonda ed arrabbiata esattamente come lui, estremamente giovane, all'inizio del suo percorso. Non era un angelo delle prime generazioni, era una nuova nata terrestre, paradossalmente una delle razze angeliche più deboli...
Altro? chiese lei, strafottente, aprendo le ali. Il pugnale vibrò a terra, per poi schizzare indietro tra le mani di Kristian, che si fermò a tre metri da Cassandra. Scrollò le spalle, sorridendo, più rilassato all'apparenza. Bugie su bugie, maschere su maschere, solo menzogne ed un viso da mostrare al mondo! Il Kristian che appariva ora era furibondo, letale e crudele, ma nascosto sotto una maschera cortese ed affabile. Solo una strana luce negli occhi color rubino indicava un buco nero che si celava dietro quello sguardo vermiglio.
Oh, non temere, un po' di pazienza. disse, sorridendo e giocherellando con il pugnale, accorciando ancora le distanze. Le ombre, nel frattempo, avevano sigillato la stanza, coprendone ogni anfratto e facendola sprofondare del buio più totale. Per lui non era un problema, anche se in bianco e nero ci vedeva benissimo, ma l'angela? In ogni caso, quello era proprio l'ultimo dei suoi problemi. La stanza era un lungo rettangolo di oscurità sigillata, una trappola perfetta. Solo il pavimento era ancora sgombro dalle ombre, e solo nella zona tra Kristian e Cassandra. Dietro di lui, già, era tutto ombra vischiosa ed appiccicosa, che come carta moschicida potevano catturare... Be', tutti i volatili di sorta, piccioni neri compresi. Ghignò. Piccioni! Un bel modo di chiamare quei boriosi, in effetti.
La mia mossa l'ho fatta, Cassandra. Prima di finire in trappola come un pennuto qualsiasi perchè non provi ad attaccarmi? sorrise, ed apparve meraviglioso. Dopotutto il suo era il viso di un angelo... Le ombre scivolarono su pavimento, lasciando libero solo un metro dai piedi di Cassandra, in un cerchio perfetto. Kristian voleva provocarla. Inutile che provasse a spaccare il pavimento: erano al piano terra, voleva scavare un tunnel? Oppure, perchè non gettarsi contro i nuovi muri d'ombra? Sarebbe stato senza dubbio divertente... Perchè l'oscurità era eccezionalmente densa, ed appiccicosa. SI sarebbe attaccata ad ogni sua piccola piuma, dilaniandola e strappandole persino la carne dalle ossa, se necessario. Ma non era quello l'obiettivo di Kristian. Era già nella sua mente, aveva già vinto. Era furibondo, ma non stupido. Poteva essere forte quanto voleva, quella creatura era un angelo. Probabilmente, nonostante tutta la magia oscura che gli scorreva nella vene, proveniente da uno dei più grandi angeli oscuri, che aveva partecipato alla prima guerra universale ed alla caduta di Lucifero, l'angela per pura eredità di sangue era più rapida di lui. Ma cosa importava?
Tutti, se non le creature più alte e divine, nella mente sono uguali, Paura, rabbia, passione, dolore... Quante cose ci sono nella tua testolina bionda, angioletta la provocò Kristian, avvicinandosi ancora, a passi lenti Sei molto più simile ad un mortale che ad una creatura divina. Sei molto giovane dopotutto. Che padre insensibile, che hai... mormorò, con voce morbida. Era ad un metro da lei, adesso, e sorrideva a labbra chiuse, gli occhi rossi che scintillavano nel buio, come quelli di un predatore.
Quello che in realtà ancora gli impediva di attaccarla era un dubbio tattico. Era davvero così facile? Giovane, terrestre e quello che vi pare, ma era sempre un angelo... Immortale. Brutta bestia, l'immortalità. Lui non l'aveva mai voluta e gli era stata imposta. Brutta brutta cosa... Kristian allungò una mano, alzando il mento dell'angela, provocandola ancora una volta con quel contatto provocatorio. Ma dove poteva andare?
"Avanti, attaccami, bel visino" la esortò, silenziosamente. Un pensiero solo suo che lei non poteva sentire, nonostante il contatto mentale.
 
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+Cassandra+
view post Posted on 20/2/2013, 10:35




Per quel che importava a Cassandra, Kristian avrebbe anche potuto liberarsi di ogni maschera e mostrare per una volta tutto il suo furore. Non era necessario che si contenesse… l’angelo non era incline allo spavento per certe manifestazioni fuori dall’ordinario e di certo era ancor meno probabile che lo redarguisse in qualche modo.
Oh, non temere, un po' di pazienza.
Mai avuto pazienza
Rispose l’angelo nero abbassando la voce. Seppure infastidita dalla sua presenza avrebbe preferito che si limitasse a lasciarla in pace.
Il laboratorio era scomparso in una coltre nera e densa. Ancora addossata alla parete, dove si stava riposando quando era arrivato l’intruso, Cassandra avvertiva solo uno spiacevole calore alle scapole e senza pensare si spostò, mettendo qualche centimetro appena fra se e la malsana sostanza appiccicosa.
Non se n’era neppure accorta, ma la punta di alcune piume che erano venute a contatto con le tenebre richiamate dal non-morto si erano bruciate. La sostanza non era però riuscita ad attecchire come avrebbe dovuto producendo una lesione infinitesimale come un graffio, che già stava scomparendo. Il velo nero delle piume si ricostituiva velocemente tornando lucido e intatto nei pochi istanti necessari al passo.
La mia mossa l'ho fatta, Cassandra. Prima di finire in trappola come un pennuto qualsiasi perchè non provi ad attaccarmi?
Ancora una volta la sua reazione fu più di tranquilla perplessità. Lo guardò sollevando appena le sopracciglia.
Perché dovrei? Ti annoi al punto di aver bisogno della mia compagnia?
Un sorriso, celestiale al pari di quello dell’avversario, ugualmente letale. Si mosse verso di lui, sinuosa e sicura, le nere ali si chiusero dietro la schiena lasciando esposto il corpo candido e femminile.
In questo caso si potrebbe trovare un accordo…
Scappare? Nulla era più lontano dalla sua mente. Lei non fuggiva mai, piuttosto erano gli altri a dileguarsi non appena la inquadravano.
Ma su una cosa Kristian aveva fatto centro: a Cassandra mancava la freddezza delle sfere più alte della sua razza. Non aveva secoli alle spalle che potessero distaccarla dalla realtà dei sentimenti e delle pulsazioni terrestri che scorrevano nel suo sangue al pari dell’oscurità che le aveva dato origine e che per sempre l’avrebbe marchiata. Nonostante il freddo colore che la caratterizzava, le pulsazioni della vita facevano parte di quella creatura, passione e rabbia si equivalevano, amplificate invece che smorzate dalla sua immortalità.
Per prima accorciò le distanze, riducendo a pochi centimetri il metro abbondate che il ragazzotto aveva ritenuto più conveniente. Alzò il viso, scrutandolo con un sorrisetto strafottente, lasciando che sondasse liberamente la sua mente come un porco che grufola alla cieca nel fango. Gli rimandò quella stessa immagine, divertita, fino a che…
Sei molto giovane dopotutto. Che padre insensibile, che hai...
Non ci era voluto molto perché trovasse la corda giusta. Improvvisamente tutta la divertita strafottenza venne spazzata via dai lineamenti della giovane, sostituita da una gelida sentenza di morte.
Brisingr
Mormorò come un insulto al non-morto. Con un essere umano quel semplice suono avrebbe portato la mente a cedere, seguendo la volontà della stessa Cassandra senza più riserve… e in quel momento l’angelo chiedeva solo vendetta. Nella rabbia della ragazza si formò distinta l’immagine del comando: Kristian che sollevava la mano in cui ancora stringeva il pugnale che le aveva scagliato contro e, con quello, si tagliava la gola da parte a parte.

Se hai visto la scheda avrai letto che è un comando per prendere il controllo della mente, ma è specificato che funziona con gli esseri umani… quindi su Kristian non credo abbia effetto.
L’ho usato perché mi sembrava la cosa più immediata per il personaggio, ma ovviamente vedi tu se e quanto si rende conto delle sue intenzioni.
 
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view post Posted on 20/2/2013, 17:31




Kristian rise. Una risata sinceramente divertita, che aveva una sfumatura di gioia pura mista a trionfo e divertimento. Aveva di nuovo la situazione in mano, ed il fatto di sentirsi in posizione di superiorità rispetto ad un angelo, un tanto temuto angelo, quasi lo inebriava. Tutti quanti passavano l'intera vita a potenziare il fisico, a ricercare l'immortalità o vuoi tu che cosa, e nessuno mai potenziava decentemente la sua mente. Lui ci era nato, con quelle capacità naturali, e non sapeva cosa fosse il duro lavoro. La sua mente era incredibile, ed andava ovunque... O quasi. Solo il maestro, Shaulal ed uno specifico demone erano più forti di lui, sul piano mentale.
Ma non Cassandra. Le immagini della sua mente sfrecciavano nella sua, mentre lui entrava sempre più in profondità, lieve come un refolo di vento, ma incredibilmente reale. La sua vita, i suoi ricordi, i suoi pensieri... Le ragioni della sua rabbia. Le labbra di Kristian si arricciarono, lievi agli angoli, mentre lui svelava nella sua mente i segreti dell'angela. Quando smonti un qualcosa che tanto ti faceva paura, e lo osservi un pezzo alla volta, allora il suo insieme perde fascino, effetto e potenzialità. E Kristian stava smontando Cassandra... E tramite lei, la paura per la sua razza. La rabbia quasi scomparve, sostituita da sadico affamato piacere e curiosità... Mentre l'angela, colpita su una corda sensibile, pronunciava una furibonda sentenza di morte, mormorata quasi come un insulto a labbra strette.
Brisingr sentenziò Cassandra, gelida. Kristian sgranò gli occhi, un istante, lasciando che si velassero, persi in quel potere... Potere che non aveva la minima presa su di lui. Oh, ci avevano provato, ci avevano provato in tanti, a controllarlo in quel modo... Un servo, no? No, esatto. Solo la pulsante runa che aveva sul petto lo costringeva fisicamente ad obbedire a Kyriel, il suo maestro. Nessuno oltre a lui aveva mai potuto sperare di controllarlo. Quindi sorrise, alzando il pugnale e portandoselo alla gola... Ed esitò. Il suo sguardo si concentrò su quello dell'angela. Poi sorrise.
Questa, come quella del tuo corpo, è una magia che proprio non funziona, su di me, mia cara Il suo sorriso era largo e rilassato. Abbassò il pugnale, con studiata lentezza, per poi puntarlo con la punta affilata all'incavo che si formava sul collo della ragazza, la cunetta tra clavicole e collo, senza però nemmeno sfiorala, ancora. Mentre faceva ciò, iniziò a stringere la presa sulla mente della ragazza. Un angelo terrestre, fisico, con sentimenti e pulsazioni umane... No, più demoniache, demoni terrestri. Be', grazie a suo padre... Kristian sorrise, a labbra chiuse, mentre l'illusione nella mente di Cassandra si completava. Un'illusione prettamente fisica... Di paralisi totale. E così era. Le aveva tolto la sensibilità agli arti inferiori. Cassandra non poteva sentire le sue gambe, aveva reciso nella sua mente ogni connessione. E come puoi muovere qualcosa che non senti?
Le ombre finalmente li raggiunsero, scattando da terra, come lunghi nastri affamati, ed avvolgendosi attorno alle caviglie della ragazza nuda. Corpo che su Kristian non faceva effetto. Pur essendo un'angela, e quindi incredibilmente bella, lui era da sempre... Restio, a lasciarsi andare ai piaceri del corpo. Lo vedeva come una debolezza, un lasciarsi andare alla carne. Inappropriato, data la sua morte. E non aveva mai amato le ragazze facili. Il suo piacere, come tutto, era mentale ed a lungo termine... Non animale.
Tuttavia, quella era una bella situazione. Kristian punse, con delicatezza e superficialmente il collo della ragazza.
E questa volta fu il suo turno nel dire, imitando le parole pronunciate dalla ragazza poco prima... Altro?
 
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+Cassandra+
view post Posted on 28/2/2013, 09:16




Cassandrà alzò il mento, altezzosa, incurante del coltello che come avevano entrambi già appurato sulla sua pelle era inutile. In caso contrario quel gesto di sfida, mostrare il collo mettendosi praticamente a disposizione della lama, avrebbe fatto certamente più impressione.
Un angelo terrestre, fisico, con pulsazioni umane, ma senza un corpo realmente umano. Lo aveva sentito prima, quando era impossibile che le sue parole le giungessero all’orecchio, trascinate via da una forza innaturale, proprio perché nonostante l’apparenza non era umana affatto.
Aveva tutta la rabbia e i sensi di una donna, ma le mancavano quelle fragili connessioni su cui Kristian agiva per togliere la sensibilità, così come la sua mente funzionava in modo completamente diverso, inadatta, esattamente come quella del non-morto, per essere controllata da poteri tanto simili ai suoi.
Così Cassandra sentì perfettamente le intenzioni di lui, l’illusione che prendeva forma. Non si rese neanche conto che volesse essere un’illusione e non realtà… e non se ne curò. Avvertì le proprie estremità inferiori formicolare come se il sangue stentasse a correre e la cosa la incuriosì, se le guardò addirittura, perché sangue non c’era mai stato che potesse scorrere nelle sue vene assenti. Seppe quando non avrebbe più dovuto sentirle, ma la sensazione era per lei solamente strana. Non sapeva che non sentendo una gamba avrebbe dovuto spaventarsi o perdere l’equilibrio e comunque difficilmente si sarebbe preoccupata di fingere.
Il coltello spingeva sulla pelle, apparentemente delicata eppure impossibile da penetrare per quel ferro lucido. Ma all’improvviso, come una sorpresa indicibile sentì dolore.
Spalancò gli enormi occhi azzurri per la meraviglia e nuovamente abbassò lo sguardo incurante della possibilità di ferirsi, per vedere cosa innescasse quel nuovo e mai sperimentato effetto. Sulle sue caviglie nastri neri si attorcigliavano e poi si dissolvevano sfrigolando. Altra tenebra sopraggiungeva per avvinghiarsi nuovamente alle sue caviglie e seguire la sorte della precedente. L’afferrava e l’avvolgeva ma non poteva fermarsi perché si dissolveva, assorbita dalla consistenza del corpo di Cassandra.
E nel mentre dava un dolore indicibile.
Se avessero potuto vedere sotto quel manto di denso nero, e forse Kristian poteva, avrebbero assistito ad una reazione alquanto strana: la pelle di Cassandra assorbiva l’oscurità del non-morto, annullando la sua presa, ma questa agiva su di lei come un forte acido, corrompendone l’integrità, aprendo piaghe profonde che, istantaneamente, tendevano a rimarginarsi.
La ragazza sentiva male per la prima volta in vita sua, ma la cosa invece di spaventarla la elettrizzava.
Aveva sempre assistito alla morte da spettatrice, a volte autrice, ma mai in prima persona. Se il suo corpo fosse stato umano sarebbe stato invaso dall’adrenalina per l’eccitazione della scoperta.
Eppure, quel dolore folle che avrebbe fatto impazzire qualunque altra creatura, non sembrava intaccare la sua lucidità e neppure precluderle l’uso delle gambe su cui continuava a reggersi benché si stessero consumando
Altro?
Il sorriso folle che alzò verso di lui, interrompendo a malincuore la contemplazione del dissolvimento del proprio corpo, avrebbe dovuto fargli capire che, si, altro poteva esserci.
Non le interessava opporsi a quella cosa che la riempiva di meraviglia e piacevole orrore, ma non era tipo da lasciar passare impunemente l’arroganza. Non quando era rivolta a lei, certamente.
Per il non morto non accadde niente di speciale. Prima Cassandra lo guardava sorridendo, dopo il pugnale che aveva avuto in mano un attimo prima gli sporgeva dalla gola, piantato in profondità nella carotide.
No, vai pure avanti.

Il tempo si era fermato, solo dieci secondi, ma sufficienti perché il deviato angelo sfilasse con tutta tranquillità il coltello dalle mani maschili, spingendolo con sicurezza nel collo di Kristian. Non voleva ucciderlo: era certa che lui avrebbe continuato a non respirare e vivere tranquillamente.
Senza più la coscienza del non-morto a comandare l’ombra, quella a contatto con la ragazza si era dissolta completamente senza essere sostituita, lasciando scoperte le caviglie deformate, annerite e consumate. Ma neanche una goccia di sangue macchiava quelle piaghe e non sembrava affatto carme bruciata… piuttosto plastica rosa, una bambola avvicinata al fuoco e da questo consumata e deformata.
E ne aveva l’odore.
Ma continuava a reggersi su quelle grucce di piedi, tranquilla e anzi estasiata, godendosi il tormento del corpo che sotto i suoi occhi tendeva a ricomporsi istantaneamente, ricrescendo letteralmente da ciò che restava.

Davanti a Kristian la ragazza sorridente allargò le ali e le braccia, immergendole nella sua tenebra acida che si consumò sfrigolando, riempiendo l’aria circoscritta dalla gabbia nera di fumo e miasmi che avrebbero ucciso qualunque persona degna di questo nome.
Cassandra urlava e rideva mentre la pelle delle dita si scioglieva.
 
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view post Posted on 6/4/2013, 11:24




Kristian spalancò gli occhi, sorridendo stupito. Quella era davvero una degna esponente della stirpe angelica... Ed immortale, come pochi. Non aveva mai visto una cosa del genere, nemmeno in Algebal. Lui era condannato alla morte ecco perchè non poteva curarsi? Non lo sapeva, ma quella ragazza sarebbe stata assolutamente... Oh, Kyriel ci sarebbe andato molto, molto d'accordo. Ed in quell'istante, nel vedere le gambe martoriate ed il sorriso dell'angela, Kristian capì di non poterla battere. Aveva bisogno di un contatto mentale più profondo, per comprendere i processi mentali di quella creatura. La mente era delicata e richiedeva istinto e genialità insieme per poterla controllare, influenzare o mutilare... E lui aveva tutto ciò.
Solo, doveva stabilire un primo vero contatto.

Quando però Cassandra scomparve per un secondo, il tempo si bloccò. Un qualcosa che Kristian aveva già visto, ma che non ricordava. Qualcosa nella sua mente, nei ricordi della sua vita che più non possedeva, urlò, avvertendolo, ma lui non ne riconobbe i sintomi. Come si fermava chi fermava il tempo? Kristian subì, trovandosi con la mente urlante, per un ricordo riconosciuto, ed un forte mal di testa. Fitte atroci lo attraversavano, al cervello. Come in un incubo, quando il cervello riconosce nel sogno un qualcosa che non vuole vedere, criptato, sveglia il corpo per sfuggirgli, Kristian che mai poteva sperare di dormire non aveva modo di esorcizzare i suoi incubi. Così, ora che aveva visto qualcosa che non doveva, ed inconsciamente riconosciuto, la sua testa urlava.
Ma non era il suo solo problema. Il suo pugnale avvelenato gli attraversava il collo da parte a parte. E non aveva mai testato i suoi effetti su se stesso... Era un veleno che se entrava a contatto con il sangue entrava in circolo ed atrofizzava i muscoli principali, ma lui non aveva sangue, ma oscurità, che comunque si muoveva anche se lentamente, nelle vene. Quanto ci avrebbe messo a rimanere paralizzato? Per una persona con un normale sistema circolatorio pochi minuti ma per lui? C'era solo da vedere.

La testa che urlava, Kristian non battè ciglio. Solo gli occhi rossi erano più vacui e scuri, inespressivi, mentre lui si estraeva il pugnale dalla gola. Uscì con un rumore orribile, mentre l'oscurità che scorreva nelle sue vene colava, con la densità del miele, per pochi centimetri. Ma poi si fermò, mossa da volontà propria... Retrocedendo nella ferita, e chiudendola. Una soluzione temporanea, ma allo stesso tempo in meno di un giorno sarebbe guarito, proprio grazie a quell'oscurità, che era la loro linfa vitale.
Kristian si voltò verso Cassandra, in forzato silenzio, dato che il colpo gli aveva reciso le corde vocali. Questa stava urlando di dolore... O piacere, nell'intingere le mani nella sua oscurità? Non lo sapeva, ma improvvisamente la densità dell'oscurità stessa cambiò.
Se prima era stata densa come liquido, ora si cristallizzò, dura come l'acciaio, nella posizione in cui si era trovata precedentemente. Un muro d'ombra inespugnabile... Ed anche le dita di Cassandra ne sarebbero rimaste imprigionate. L'oscurità non le avrebbe più logorato le carni come acido, ma l'avrebbe bloccata.
E Cassadra aveva ali e braccia immerse nella sua ombra ora solida e calma, ma dura quanto e più la pelle di Cassandra, che non era riuscito a penetrare.
"Blocco del tempo, non lo avevo mai visto. Come non avevo mai visto una pelle come la tua, in realtà... È affascinante, non trovi?" la voce di Kristian risuonò, divertita, direttamente nella mente di Cassandra. Per una cosa così semplice bastava un contatto mentale davvero superficiale... E lui non poteva, purtroppo parlare più fisicamente. Cioè, si sarebbe potuto ricreare delle protesi di corde vocali con l'oscurità, mentre aspettava le ore necessarie a farle rigenerare, ma chi ne aveva voglia?
Kristian si avvicinò a Cassandra, arrivando di fronte a lei. Reclinò il capo da un lato, pensieroso, mentre il dolore alla testa si attenuava lentamente.
"Io direi che non ne usciamo più. Progenie angelica, hai il mio rispetto. Però..." socchiuse un istante gli occhi dalle lunghe e folte ciglia nere, chinandosi in avanti. Dalla sua schiena, dall'attaccatura delle ali fantasma, si sprigionò una scintilla, che l'istante dopo si era tramutata in una saetta di energia. Lui e Cassandra, imprigionata dall'oscurità che non poteva più farle del male, ma dalla quale non poteva liberarsi, braccia e ali aperte, erano vicinissimi. La saetta, come un serpente, si attaccò al corpo di Cassandra, come il morso di un serpente.
La saetta era magia nera, magia oscura non fisica, che non poteva essere respinta da un corpo come quello di Cassandra. Bastava un contatto fisico, che aveva, e Cassandra era ancora imprigionata. La saetta l'avrebbe paralizzata, sia fisicamente sia mentalmente, per permettergli di divorare la sua energia. E quale energia migliore per lui, ex incarnazione d'angelo morto, se non quella di un angelo della Morte? Erano fatti apposta, lui per divorare e lei per rifocillarlo, in quel momento. E se Cassandra tanto aveva cercato dolore nelle sue ombre, quella magia oscura gliene avrebbe procurato a sufficienza. Era anche una tortura, sia fisica che mentale, di atroce dolore. Kristian si chinò su Cassandra, lentamente, e le morse il collo. Non poteva sentire la consistenza della sua pelle e nemmeno la morse con forza, mirando a ferirla o a strapparle i brandelli di carne dalle ossa, come facevano alcuni suoi fratelli, ma la morse solo per il contatto fisico diretto che gli serviva. La saetta, che si era attaccata al centro del petto di Cassandra Crebbe di dimensioni, mentre lui iniziava ad assorbire la sua energia attraverso di essa ed il morso, sigillando il contatto.

Divoramento: per questo potere è fondamentale il contatto fisico, o una vicinanza inferiore al metro e mezzo. Una saetta di energia nera fuoriesce dal corpo di Kristian, attaccandosi al corpo dell'obiettivo vicino. Questo contatto provoca un intenso dolore sia fisico che mentale ed una paralisi di tutti gli arti fino a quanto persiste il contatto. A questo punto, e qui il contatto fisico è fondamentale, o tramite un bacio o una simulazione di esso, oppure banalmente attraverso la mano che Kris poserà sul corpo della vittima, il ragazzo ne divora ogni energia e potere, lasciandolo spossato e senza forze. È il metodo con cui si nutre quando è a corto di energia, oppure quando il maestro è troppo lontano o occupato per curarlo. L'energia divorata infatti gli permette di rigenerare il proprio corpo in relazione alla quantità di energia assorbita. Chi lo subisce non può muoversi per un turno dopo l'attacco per la troppa stanchezza e in quello stesso turno non può usare poteri attivi ed energetici (es: se prima poteva lanciare dardi di energia dalle mani adesso per la troppa stanchezza per un turno non può più), mentre Kris tornerà fresco come una rosa. Il divoramento dura un massimo di tre turni, perché poi la vittima sviene per la troppa energia rilasciata. Quando si sveglierà proverà un dolore atroce ai muscoli, come un intorpidimento causato da una grande fatica, un'emicrania senza pari e nausea e brividi (la durata dello svenimento è a discrezione del giocatore avversario, minimo un turno)


Non per fare l'antipatica, ma da quando gli angeli della morte hanno una pelle d'acciaio che non può essere penetrata o una mente di natura inviolabile?
 
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12 replies since 22/1/2013, 20:09   178 views
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