Kristian & Bianca
Per coloro che andavano a caccia del figlio soprannaturale dell'angelo, quella festa era d'obbligo. Doveva essere compito di Bianca quello di infiltrarsi come studentessa della Dungeon, ma non l'aveva mai fatto. Era teoricamente una studentessa, data l'età che dimostrava, ma aveva avuto in vita un'educazione parziale, incostante ed incompleta. Aggiungiamoci i suoi vuoti di memoria giornalieri ed otteniamo la peggiore studentessa della storia umana... No, non c'era da stupirsi che non fosse mai andata a nessuna lezione di quella dannata scuola. Non ne aveva bisogno, dopotutto. Lei un maestro, come Kristian, lo aveva già, ed entrambi erano già stati formati quasi al massimo delle loro potenzialità. Infatti, come sempre, erano lì per lavoro...
"Se esiste da qualche parte un ragazzo o una ragazza incredibilmente brillante e dotato, bello, talentuoso ed ancora giovane, che possa coincidere con un'incarnazione di Algebal lo troveremo qui"Questo era il pensiero comune dei due nonmorti. Si erano mescolati alla folla dei genitori, entrambi perfettamente mascherati. Non era solo una necessità formale per la festa stessa, ma anche un perfetto metodo per celare la loro identità. Purtroppo, era un'arma a doppio taglio... Algebal poteva essere lì, ma loro avrebbero potuto non vederlo. Mano nella mano, i due camminavano insieme. Erano completamente mascherati, in stile veneziano, con maschere integrali nere e d'argento senza molte piume, semplici e belli. Kristian aveva coperto i capelli ed il corpo con un turbante stretto, ed un mantello nero ed argento aperto sul davanti, dove il suo costume si completava con semplici vesti dello stesso colore precedente in stile seicentesco, con gilet, pantaloni stretti e spade e pugnali in bella vista, apparentemente solo decorativi. In realtà erano armati... Bianca era coperta da una specie di corona ed un velo grigio che copriva i capelli, che aveva comunque tinto momentaneamente di rosso scuro per travestirsi meglio. Completava il tutto con un vestito a gonna larga, principesco, nero ed argento, coperta a sua volta da un lungo mantello setoso e lunghi guanti. Potevano passare come una delle coppie di genitori, mano per la mano, mascherati ed irriconoscibili, e quello era precisamente il loro obiettivo. Quella sera... Osservare l'esperimento. Senza tanto scalpore, confusione, o giochi di prestigio. Loro erano lì per cercare un qualcosa di ben preciso: l'incarnazione di Algebal, sperando che fosse lì. Nulla di loro era visibile sotto il nero ed all'argento, e non ci tenevano a farsi notare, nella folla...
Algebal era lì, ignaro di essere tale.
NoahNoah arrivò alla festa, guidando la sua moto. Non aveva fretta, e non si era impegnato troppo per quel travestimento. Era vestito da sera, il costume indossato sotto ai vestiti, e si era tinto i capelli di blu elettrico. Erano tenuti su da un sacco di gel, così che i sottili capelli mossi scalati e ribelli erano diventati una capigliatura degna da super sayan. Aveva indossato delle lenti a contatto bianche che mostravano di lui solo una pupilla nera affogata nel bianco, si era coperto la carnagione dorata ed abbronzata con un pesante strato di trucco bianco. Su quel bianco sua sorella minore, che era molto brava a disegnare, aveva dipinto simboli strani, presi dai libri di magia che aveva ormai recuperato da varie parti del mondo, e che teneva ben nascosti alla vista dei suoi in camera sua. Inutile dire che quell'adorabile ficcanaso di sua sorella li avesse scovati. Sembravano rune, simboli rituali, cose strane... Noah aveva letto il loro significato, stando attento a non dipingersi sul viso niente di pericoloso. Era solo una specie di preghiera improvvisata in vari linguaggi diversi di buon auspicio. Non lo sapeva, ma ne aveva bisogno... Per finire, aveva delle orecchie appuntite, le propaggini finte per sembrare un elfo, sulle sue. Morale? Sembrava un qualche folletto uscito da una favola inquietante. Lui, così vitale e caldo, era bianco come la morte che lo inseguiva, gli occhi bianchi ed i capelli blu. Assolutamente irriconoscibile, ma a mascherarlo solo una semplice mascherina nera, senza decorazioni.
Quando arrivò nelle vicinanze della scuola, Noah era solo. I suoi genitori non sapevano che frequentasse la Dungeon, non avevano idea dei suoi poteri. Lui era solo il figlio intelligente che si divertiva a costruire robottini... Neanche immaginavano che quei robottini potessero essere armi, esplosivi o simili. Aveva tutte le sue armi con sé, nella cintura. Due esemplari di ogni tipo di bomba, i bracciali tirapugni, l'orologio computer, il bastone allungabile ridotto ad un cilindrino che aveva in tasca... Tutto quello che poteva servigli. Quando varcò la soglia c'era già un po' di gente. Si mescolò tra i genitori e gli studenti normali, tutti travestiti nella maniera più disparata, alcuni anche in modo più strano di lui, passando anche di fianco a Kristian e Bianca, ignaro...
Loro non lo notarono, grazie al cielo, e lui si fece largo fino ad arrivare ad uno spiazzo libero. Diede un'occhiata al sentiero illuminato che portava alla festa, vedendo arrivare alcuni dei suoi compagni. Si avvicinò, completamente irriconoscibile, raggiungendo Viola.
Insomma, devi deciderti. Viola o rosso? Non puoi portare un doppio nome, non ti pare? la salutò in quel modo, sorridendo, nel suo costume inquietante. A parte il trucco, gli occhi ed i capelli, però, era normale, vestito elegantemente. Un folletto elegante, con un fiore bianco nel taschino... Lo prese, offrendolo a Viola.
Ciao. Vuoi venire con me a fare amicizia con gente nuova? Tutte queste maschere... Mi sento sperduto. disse, sorridendole. In realtà, era solo perchè Viola era la prima arrivata e lui già si annoiava. Il braccialetto d'argento era in tasca, non aveva ancora pensato di indossarlo, ma l'aveva comunque con sé. Noah era molto refrattario alle regole, non si sapeva? Le porse la mano, invitandola a venire con lui. Voleva fare amicizia con i suoi compagni non umani, più che con i suoi simili...