Nathaniel non si mosse, benchè il saltellare di Aletto intorno a lui iniziò, dopo pochi secondi, ad esser fastidioso. Era uno strano modo di comportarsi, il suo. Le aveva appena sottratto una vittima, e invece di essere furiosa, come lo sarebbe stato lui al suo posto, sembrava indifferente. Quasi una ragazzina come tante altre, normale, dietro il suo viso dai tratti puerili...
quasi...le due pozze scure che lo fissavano, erano un monito più che sufficienti a ricordargli della sua natura. Che, in fondo, non si discostava molto dalla propria...a parte, forse, per i loro diversi punti di vista.
L'eternità... ripetè il Demone, quasi stesse soppesando il senso di quella parola
A lungo, può diventare così noiosa asserì, in un chiaro dissenso con quanto affermato dalla ragazzina.
No, io sono per il tutto e subito aggiunse, rispondendo al sorriso malvagio di lei con uno altrettanto crudele, quasi feroce. Non gli piaceva l'idea di poter dare scampo alle sue vittime...non avrebbe concesso loro nemmeno un secondo in più di quello che decideva lui...e infatti, non era solito farlo; gli piaceva cogliere la disperazione affiorare nei loro occhi, il terrore e la paura paralizzante, prima del gran finale...quando urla e sangue coprivano tutto il resto.
Un'anima poteva dare le stesse sensazioni? No. Restava solo un'anima, dopotutto. Priva del suo possessore, e del suo corpo...quello che a Nathaniel interessava di più. Ferire, martoriare, strappare alla vita...questo lo esaltava, appagando a pieno la sua natura demoniaca e depravata.
Il mio inferno, per loro, è qui. Esattamente dove vivono, e respirano ribattè ancora, lasciando seguire alla frase una risatina sadica...il suo sguardo s'indurì, divenendo colmo di luce malsana. In quel momento, nero anch'esso, sembrava aver risucchiato tutta la luce che prima lo rendeva limpido come ghiaccio...ogni scintillio derivava soltanto dal suo Demone interiore, che graffiava per venir fuori. Poteva sentirlo mormorare, e gridare perfino...la sua rabbia era come fuoco, che s'intravvedeva nelle iridi, mentre le screziava in tante minuscole venature fiammeggianti. Il solo motivo per il quale ancora non si trasformava, era il medaglione che portava al collo...pulsava contro la sua pelle, cercando di trattenere l'energia malvagia che come un cancro incurabile si diffondeva in quel corpo. Un'antica ed implacabile maledizione. Un retaggio della nobile stirpe degli Elfi...creature eteree, quanto crudeli e impietose.
La voce dentro di sè sembrò sopirsi alcuni istanti quando Aletto rivolse lui quella domanda
Ho solo creduto di esserlo rispose, fissando anche lui un punto imprecisato della strada principale
Di essere umano...fin quando non ho preso possesso dei miei poteri. Consapevolezza delle mie reali capacità serrò impercettibilmente la mascella, mentre la mano sinistra si stringeva attorno all'anello che portava sull'indice. La sua superficie era liscia e fredda...e nera come gli abissi, come ogni volta che captava il sentore di un pericolo non indifferente...gli venne alla mente il fabbro, suo unico genitore...era con lui che aveva scoperto di cos'era capace...inclinò la bocca in un amaro sorriso. Perchè ciò accadesse, era stato necessario strappargli il cuore dal petto...e non c'era giorno in cui non se ne pentisse.
Con uno spostamento repentino, i suoi occhi si posarono su Aletto, penetranti e imperscrutabili
E tu? Sei sempre stata così? le chiese di rimando...non gli interessava tanto sapere questo, quanto per conto di chi lavorasse...e
perchè. Ma ci sarebbero arrivati...ne era certo.