GDR Stay Alive

Scontro all'ultimo sangue, Shaul

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*Chuck
view post Posted on 10/4/2013, 20:22




Dopo QUI


Un attimo dopo aver lanciato Bianca, nell'istante in cui le sue dita scivolavano via da ogni appiglio, gli occhi di Chuck si riempirono della frana che gli correva incontro...riflesse nelle sue iridi color del sangue, le pietre avanzavano verso di lui minacciose ed inesorabili. Raggiunse il suolo proprio mentre la Fenice volava via dal suo braccio, sbiadendo sotto i raggi della luce...l'impatto gli incrinò qualche costola, ma se non altro era riuscito ad esser più veloce dei sassi, che lo superarono, mancandolo di poco. Quando sciolse le braccia dalla sua testa, usate come esile protezione contro il pietrisco, si sentì sollevato nel constatare che il suo corpo non riportava più di qualche graffio superficiale...eppure...si sentiva affaticato, stanco come dopo una corsa durata ore, con la bocca e la gola prosciugate che abbisognavano di rinfrescarsi...con del sangue.
Con uno sforzo si rimise in piedi, barcollando appena. Da quando lo scontro aveva avuto inizio, nel salone del castello, non aveva lesinato sui colpi, usando ogni residua briciola di energia che aveva in corpo; e così i suoi avversari. Che gli piacesse o meno, non poteva certo proclamarsi vincitore. Non fosse stato per lo Spettro, probabilmente sarebbe stato solo cibo per vermi. Fu con quel pensiero che si diresse a trovare i suoi fratelli...



La sua schiena si appoggiò pesantemente contro una lastra di duro e gelido granito. La falce di luna, appena visibile dietro spesse nubi incombenti, irradiava di pallidi bagliori i profili delle lapidi...molte di queste erano spezzate, altre ricoperte da fitte rampicanti...altre ancora sembravano esser state morse da un mostro con le fauci enormi, che aveva staccato loro parte del marmo, per poi risputarglielo intorno in mille schegge. Perfino il tempo sembrava essersi scordato di quel luogo. L'aria che esalava dal terreno era malsana, sapeva di morte e sangue. Lo stesso sangue che imbrattava la camicia del Vampiro, le sue braccia, sporche fino ai gomiti, e i suoi canini aguzzi...scintillavano di quel liquido vischioso, rassomigliando a due lame di rubino.
Si era procurato un paio di vittime sulla strada fino al cimitero, ma purtroppo per loro non era stato clemente. La fame che gli aveva attanagliato lo stomaco andava saziata prima che lo rendesse davvero uno zombie...e nel frattempo, la notte era tornata ad avvolgerlo e la Fenice aveva fatto ritorno sulla sua pelle, rendendolo nuovamente in forze. Si passò la lingua sulle labbra, senza sprecare neppure una goccia di quel nettare dolciastro e insieme amaro...i suoi occhi, vividi come fiammelle nel buio, si posarono su ciò che teneva in mano...una sorta di medaglione, di forma circolare, al cui centro, scavato nel metallo, c'era un drago. Nelle incanalature che ne costituivano il profilo, il colore era più scuro, sembrava quasi arrugginito. Lo aveva rubato dal collo di una delle sue prede...di solito gli interessava poco dei loro averi...ma quell'oggetto...per qualche strano motivo lo aveva incuriosito, e spinto ad impadronirsene.
Ed ora era lì...nel palmo della sua mano, ancora intriso di sangue. Distolse lo sguardo da esso, tornando a scrutare nelle tenebre con trepidazione...quei due non morti gli avrebbero dato la caccia, ne era certo quanto il fatto di essere un Vampiro. Un bel Vampiro. Sorrise tra sè...ma senza abbassare la guardia.
 
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view post Posted on 11/4/2013, 12:49




Ci avevano messo tanto, a rimettersi in sesto. Come in un sogno, Bianca lo ricordava. Suo fratello, nonostante le sue cure, era straordinariamente debole. Non riusciva a muoversi, delirava, rideva istericamente o passava ore ad osservare lo stesso identico punto di una stanza. E lei si era dissanguata per riaccendergli il cervello, aveva usato tutte le sue forze per distruggere la sua tanto forte prigione che si era trasformata in trappola assassina, e per finire era ruzzolata a terra, esausta, con il fratello tra le braccia. Erano scappati prima delle sirene della polizia, erano scappati via, come ubriachi. Senza il loro sangue, anemici, il loro cervello non funzionava. Le loro membra divenivano più fragili, deboli, come cartapesta, mummie rinsecchite e ad ogni movimento scricchiolavano orribilmente. Avevano bisogno della magia oscura del loro maestro per rimettersi in sesto, ma Kristian nel suo delirio era stato categorico. Il maestro non lo doveva sapere.
Ma ovviamente lo aveva saputo.

Erano entrati in un appartamento qualsiasi, passando dal tetto. Non c'era nessuno, e l'appartamento, piuttosto piacente, faceva a caso loro. Kristian non si muoveva e Bianca barcollava, mentre il loro sangue, diviso in due, si rigenerava lentamente. Ventiquattro ore o poco più e sarebbero stati bene... Ma prima?
Aveva adagiato Kristian sul divano candido, che subito si era sporcato di sangue nero. Lui mormorava qualcosa, appena sussurrato, gli occhi semichiusi, affaticati. Aveva spesse cicatrici su tutto il petto, dove l'arma divina lo aveva colpito e dove la runa aveva allungato i suoi tentacoli. Poi lo specchio che tutti loro avevavo, quello per comunicare con il maestro, era diventato incandescente. Bianca lo aveva estratto dalla tasca, trovandosi davanti alle ombre, ed un gracchiare di corvi mentale.

"Ma che bel casino, sorellina..."
"Morfeus!" aveva sussurrato lei, aggiustandosi i capelli che le cadevano ai lati dello specchio, cercando di vedere meglio. Ma era inutile.
"Il maestro delira, come al solito. Ma nel delirio ha detto che Kristian ha fatto un po' di casini... La runa è stata danneggiata?" rapido e conciso. Morfeus aveva sostituito Kai, insieme a Fanny nei nonmorti più antichi.
Bianca aveva guardato il fratello. La runa era ancora intatta.

"No. Cioè sì, ma ora è normale. Va tutto bene"
"Quanti danni?"
"Un po'"
"Vuoi che vi apra un portale?"
Bianca aveva scosso il capo, decisa.
"No, Kristian delira. Abbiamo bisogno di tempo. Abbiamo un problema col sangue. Cosa dobbiamo fare per rigenerarci più in fretta?"
"Cosa dice il tuo istinto? Cosa provi?" Morfeus sembrava interessato.
Bianca riflettè, per un secondo.

"Ho fame."
La voce di Morfeus si era fatta dolce, tra le ombre. "Allora mangia, sorellina. E fai mangiare anche Kristian, anche se non vuole. Se delira non sarà difficile..."
Ed in quel momento la porta di casa si era aperta. Bianca aveva alzato il capo, lentamente. Anche Kristian aveva aperto gli occhi stanchi, reagendo al suono. Un uomo, un giovane uomo all'apparenza, che parlava al telefono, era entrato.
"Ho capito... Perfetto" Aveva sussurrato Bianca, sorridendo. Aveva lasciato cadere lo specchio sulla moquette chiara. Questo, infrangibile, non si era rotto.
Un istante dopo, l'uomo era entrato nella stanza, fermandosi stupito davanti a quei due ragazzi pallidi e coperti di quello che sembrava catrame, ma che in realtà era solo il loro sangue. Rapidissima, Bianca gli si era avventata contro, spezzandogli il polso con un solo tocco esperto delle dita innaturalmente forti e facendo cadere il telefono dalla mano dell'altro. Nello stesso momento gli aveva tappato la bocca con una mano e... Lo aveva morso alla gola.
La porta di casa era chiusa e fortunatamente il locale insonorizzato, perchè in quel momento Bianca non aveva la testa per rendersi conto che le urla dell'uomo, anche se ovattate, avrebbero richiamato qualcuno, e presto, in quel complesso di appartamenti. Di certo, anche con la bocca tappata uno nella sua condizione avrebbe urlato come un dannato, dato che Bianca lo stava... Mangiando vivo. E lei non aveva la dentatura di un vampiro, ma quella umana ed ugualmente affamata di uno zombie. Con la sua forza ci mise niente a tagliargli la gola a morsi, per poi infierire su quel corpo così piacevolmente caldo, che si agitava sempre più debole. E più mangiava, più stava visibilmente meglio, con l'oscurità nata dalla magia oscura delle sue vene che si rigenerava, in quel sangue caldo che strappava al possessore così crudelmente.
Kristian aveva osservato la scena, gli occhi rossi sbiaditi, stordito. Aveva sollevato le labbra in un ringhio istintivo, delirante, mentre la parte razionale di lui ripugnava quell'abominio. Ma poi, quando la sua sorellina era arrivata da lui, ad offrirgli interiora umane calde e fumanti, l'istinto aveva preso il sopravvento, ed aveva debolmente addentato quelle carni, come al sorella, ricevendone gli stessi benefici.

Ore dopo, ripresosi, aveva cercato di vomitare, ma il corpo non gli rispondeva. Lo aveva fatto solo tre volte, in vita sua, e lo ripugnava tremendamente. Mangiare, ed in quel modo... Loro non erano zombie, erano non morti, avevano ancora la loro testa e quel gesto era un vero... Ma il suo corpo era caldo, i benefici evidenti, e non poteva vomitare a comando, non avendo sensibilità alcuna. Nonostante gli ripugnasse, era di quell'orrore che la magia nera che li costituiva si nutriva, tanto che si erano ripresi incredibilmente in fretta. Solo, Kristian si odiava, mentre sua sorella fischiettava beata, fuori di testa.
Curati, anche se stanchi, avevano lasciato l'appartamento con un cadavere spolpato in terra.


Bianca camminava nella nebbia, candida come essa. Gli occhi rossi erano ardenti, in contrasto con il resto del suo corpo, di un candore innaturale. Indossava guanti ed una giacca leggera di pelle, nera, da motociclista, ed era pesantemente truccata con colori molto scuri. Era davvero molto bella, ma allo stesso tempo spaventosa ed inquietante. Ma era necessario... Non camminava tra le terre dei mortali, adesso, ma nelle terre dei morti. E sapeva bene come bisognava apparire, per dare il giusto impatto, a seconda dei luoghi che si visitavano. Rossetto nero, eyeliner e mascara su occhi rosso fuoco, camicia bianca estiva sotto giubotto di pelle borchiato, pantaloi neri attillati, stivali alti dello stesso colore e capelli sciolti, lunghissimi ed innaturali, scalati in lunghe ciocche oltre il sedere.
Erano successe tante cose, dallo scontro con Chuck. La festa, doveva avevano trovato Algebal per esempio... Si passò una mano tra i capelli, dove Chuck le aveva morso il cuoio capelluto. Era tornata dal maestro solo per farsi curare la testa il più in fretta possibile, ed anche Kristian era stato costretto da Fanny a tornare alla cattedrale. In quell'universo parallelo il maestro li aveva messi posto entrambi come prima... E si era accorto della runa di Kristian.
Bianca non sospettava cosa avesse in testa il fratello. Ed aveva tremato, sotto alla furia sottile del negromante loro padrone, quando spiriti avevano portato via suo fratello dalla sala comune, cieco e semi morto, di nuovo, per portarlo da lui. Kristian non amava la sua condizione, detestava essere un nonmorto e tantopiù dover obbedire, ma... La runa non lasciava scampo. E perchè, perchè mai avrebbero mai dovuto desiderare di lasciare il maestro? Lo amavano. Certo, era folle e pericoloso, ma era loro padre. Li curava, li salvava, era la loro famiglia...
Ma non per Kristian. Kristian, era venuta a sapere, aveva già cercato una volta di disfarsi della runa. La prima volta il maestro non aveva fatto niente. La seconda... Kristian era ancora alla cattedrale. E Fanny aveva detto, corrucciata, che non gli sarebbe venuta voglia di contraddire il maestro per almeno un paio di secoli.
E Bianca le credeva in parola.

Solo, adesso lei era sola. E senza suo fratello. Avevano bisogno di un nuovo domicilio, da qualche parte... Dublino, dove abitava Noah, pensava. Non era male come cosa. Tre quarti dei suoi fratelli si stavano trasferendo in quella dimensione. Gli altri servivano a depistare coloro che parteggiavano per Algebal; Nathlija, Elesiel, Gabriel e... Shaulal. Se Shaulal li trovava, potevano solo scappare. E in fretta.
Persino quell'odioso spirito che Chuck aveva evocato - il maestro ne era stato affascinato - era niente rispetto a quel piccolo dio in corpo d'angelo. Bianca non l'aveva mai visto. Kristian, a quanto dicevano alcuni, era stato ucciso da lui, e lo scoppio di potere gli aveva cancellato la memoria, lì, in quel colpo alla testa. Ma era solo una teoria. Nessuno l'aveva visto morire, se non il maestro.
Bianca calciò via un sassolino, mettendo le mani nelle tasche della giacca. Il buio era completo, la nebbia fitta, ma lei sentiva perfettamente l'odore della terra bagnata e dei corpi in decomposizione... Si avvicinavano ad un cimitero. Mimetizzata, sentiva però perfettamente odore di... Sangue fresco.
Istintivamente scoprì i dendi piccoli e candidi. Da quando si era nutrita di carne umana era diventata quasi un'esigenza. Sentire lo stomaco pieno di sangue e carne calda, la sensazione provata dal staccarla a morsi dalle ossa, calda e fumante, era un qualcosa di eccezionale. Ma stava diventando una droga e... Capiva perchè, pur avendone bisogno, la sua razza rigettava quell'istinto, sopprimendolo. Più mangiavano e più volevano mangiare. Più volevano mangiare più perdevano la testa.
Peccato che lei l'avesse già persa...
Bianca si fermò, accucciandosi a terra, nella nebbia. Chiuse gli occhi, inspirando lentamente dal naso ed usando al meglio i suoi sensi, come le aveva insegnato suo fratello. Suo fratello probabilmente legato nei sotterranei della cattedrale da qualche parte, a scontare la sua punizione... Scosse il capo non volendo pensarci. Se l'era cercata, sarebbero dovuti tornare dal maestro il prima possibile, non posticipare mesi.
Poi, di colpo, la non morta candida aprì gli occhi rossi, affamata. Aveva percepito, tra il sangue fresco, un altro odore...
Vampiro.
 
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*Chuck
view post Posted on 19/4/2013, 00:17




Una nebbia spessa come una cortina si levava dal terreno umido, insieme all'odore dolciastro del bagnato, di foglie secche ed erba marcia, e serpeggiando fra le lapidi come sinuosi tentacoli evanescenti, che stringevano nella loro morsa i blocchi di granito. Non sapeva per quanto tempo si fosse trattenuto in quel luogo...il necessario per non "disturbare" suo padre, sempre molto ansioso di non averlo tra i piedi, e abbastanza per tornare in forze lui stesso, e rigenerarsi. I cadaveri che giacevano a qualche metro da lui, non erano i soli ad aver costituito il suo simposio...i giorni erano scivolati via velocemente, dalla luce alle tenebre, e Chuck aveva perso ogni cognizione del trascorrere delle ore. Il suo solo obiettivo era nutrirsi, e così faceva. Infine, era riuscito a recuperare tutte le sue energie, saziandosi di sangue a volontà...la luce della luna fece brillare i suoi occhi ancora di più mentre rivolgeva uno sguardo ferale all'ultima preda di cui si era cibato...una donna, sulla ventina circa, i cui arti erano piegati in una strana angolazione, il viso reclinato verso l'alto, con i capelli per metà ricoperti dal fango. La sua pelle era livida, e sul collo portava i segni dei suoi canini...due profondi fori, ora del tutto prosciugati, e attraverso i quali era possibile scorgere l'ossatura bianca. Non aveva mostrato alcuna pietà per lei...e ora, soltanto ora, con lo stomaco pieno, se ne rammaricava...il suo codice di comportamento non prevedeva di accanirsi con tanta ferocia verso una fanciulla...ma questo valeva soltanto nella sua forma umana. Chuck Vampiro sembrava una persona del tutto diversa da sè stesso...brutale, feroce...soprattutto se affamato...era capace di perdere completamente il controllo, ed era successo...e non un solo giorno, ma più giorni successivamente. L'odore del sangue aleggiava ancora nell'aria fredda. Pesante, rivoltante...ma per lui inebriante...inspirò a pieni polmoni, avvampando di vigore in tutto il corpo. Si sentiva bene, vivo, si sentiva il vero Chuck. E non l'essere umano dietro cui si nascondeva sovente.
Nella tasca, il medaglione che aveva raccolto iniziò a pulsare...per brevi istanti gli parve quasi che avesse energia propria; ne calcò la forma, da sopra il tessuto dei pantaloni, e avvertì un intenso calore percorrergli le dita; ma altrettanto in fretta sparì, e l'oggetto tornò ad essere inanimato. Probabilmente, si disse, il troppo nutrimento gli aveva dato alla testa...e ora immaginava cose inesistenti...l'angolo sinistro della sua bocca si piegò in un sorriso bieco, scoprendo una lama bianca e affilata che partiva dalla sua gengiva fino ad arrivare sotto il labbro inferiore. Ma l'ilarità si dissipò velocemente...i suoi sensi, ora più acuti, avevano fiutato una presenza...qualcuno di inconfondibilmente non umano. E neppure vivo.
Rimase immobile. Seppur appena percettibile, l'udito captò lo scricchiolare lontano di un ramo secco. E poi passi leggeri, attutiti dal tappeto di foglie che ricopriva il terreno. Le pupille di Chuck rimpiccolirono, mentre il disco rosso attorno ad esse si dilatava, annacquandone lo sguardo...attraverso la notte, i suoi occhi tagliarono l'oscurità, raggiungendo la figura esile di...Bianca. Non rimase sorpreso. Non si era certo illuso che l'avrebbero lasciato in pace...la caccia era appena ricominciata, e stavolta era lui a giocare il ruolo del coniglio. Sempre che fossero riusciti a catturarlo di nuovo. Il che, a suo avviso, era improbabile.
Non stava più sorridendo. Lei era sola, o almeno così gli parve. Motivo non sufficiente per sottovalutarla; aveva già avuto un assaggio della sua forza, con tanto di dessert finale alla festa in maschera. Si sgranchì i muscoli del collo...avrebbe volentieri fatto a meno di incappare in uno scontro con lei, ma...a quel punto era inevitabile! Bounjour mademoiselle si manifestò, senza mettere da parte il tono ironico, dato che erano nel mezzo della notte. Mosse qualche passo nella sua direzione, rivolgendole un sorriso stucchevole.
 
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